Tipica Masseria abbandonata nella Campagna Salentina

coniugazione del verbo lodare

Le masserie fortificate si ergono nella piatta campagna salentina contrassegnandola con la loro tipica architettura difensiva. Costruite tra il XVI e il XVIII secolo, costituiscono un esempio di archeologia contadina e celano gli usi e i costumi di una civiltà che va ineluttabilmente scomparendo. Molte di esse, benché abbandonate (ma moltissime si stanno recuperando dal degrado), sono la dimostrazione del livello raggiunto dall'artigianato della pietra, del ferro e del legno contenuto nei dettagli d’arredo e decorativi sparsi all’interno ed all’esterno del complesso masserizio. La costruzione di una masseria fortificata si sviluppa attorno all'elemento principale ossia la torre perché la loro funzione principale era quella di poter comunicare con le torri dislocate lungo la costa, poste a guardia del mare da cui arrivavano le temute scorrerie dei pirati. L’elemento turrito ha la forma generalmente di prisma e raramente circolare, ha due piani ed è dotata di caditoie e piombatoi; la sua possanza è determinata dallo spessore dei muri (fino a quattro metri) nonché dall'altezza (anche 16 metri). Il piano terra è accessibile attraverso una porta robustissima di legno, sovrastata da apposito architrave; il locale presenta una volta a botte ed era usato sia come luogo di conservazione dei prodotti sia come cucina. Nella volta di questo piano terra si apre una botola che, tramite una scala a pioli retraibile, conduce al primo piano dove, in genere, si trovano due locali comunicanti tra loro, dotati di camini: fungevano da abitazione del massaro e da deposito non soltanto dei beni di maggior valore, come le provviste alimentari, ma anche delle armi necessarie alla difesa. Un'altra botola nel soffitto conduceva alla terrazza della torre da dove si scrutava l’orizzonte e, all’occorrenza, si conducevano le varie manovre difensive.

Adiacente alla torre si sviluppa un esteso cortile, la curte, chiuso da muri, alti anche quattro metri, in cui si distribuiscono i ricoveri per gli animali insieme alle stalle (per i bovini), i capanni per gli attrezzi agricoli, le abitazioni per il personale bracciantile, oltre a fienili, granai, pollai, magazzini vari, la cisterna, il pozzo coi relativi abbeveratoi.
In qualche masseria più grande vi è la presenza anche della colombaia (per la pregiata carne del colombo ed il letame), il palmento, il trappeto sotterraneo e la chiesetta.
Questa articolazione di strutture estremamente funzionali, rendeva la masseria, posta al centro di centinaia e centinaia di ettari di terreno diversamente coltivato, un vero e proprio centro agricolo autosufficiente, in grado, tra l’altro, di ospitare una popolazione stabile di contadini e pastori di almeno cinquanta unità, che poteva raddoppiare nei periodi di maggiore lavoro come la mietitura o la raccolta delle olive.


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